La buona scuola - le parole della notte

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La buona scuola

Note
 

Tutto questo gran parlare di "buona scuola", di entrata in ruolo, di trasferimenti, di incarichi e supplenze, ecc. mi ha fatto ricordare che anche io sono figlio di una "buona scuola"; sono figlio di una maestra elementare che vinse il concorso a Catanzaro e per conservare il posto di ruolo si trasferì con i figli in Calabria. Tutto questo, non l'altro giorno ma 56 anni fa, quando per arrivare da Catania a Catanzaro ci voleva un giorno di treno, quando per noi siciliani la Calabria era il nord.
Voglio solo dire che i sacrifici alla fine pagano, con più o meno interessi e riconoscimenti, ma pagano.
Stavo però dicendo che... tutto questo gran parlare di "buona scuola" mi ha fatto ricordare una storia che tempo fa adattai per una maestra di scuola elementare e che ripropongo adesso, come buon augurio per tutti gli insegnanti.
E la voglio dedicare a mia madre, una maestra che molto ma molto spesso portava a casa problemi, storie, disagi e drammi dei suoi alunni, che lei vedeva come figli, anche se io avevo difficoltà a ritrovarmi con tutti quei fratelli.

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Ultimo giorno di scuola, poi si sarebbero ritrovati a Ottobre, con il nuovo anno scolastico. Tutti tranne lei, l'insegnante, la vecchia maestra della scuola elementare che per tanti anni aveva insegnato a intere generazioni di quel paesino sperduto tra le colline. Gente povera, ma molto dignitosa.
I ragazzi avevano portato dei doni: noci, noccioline, mandorle tostate, una bottiglia di mosto e un sacchetto di cenere purissima che serviva per preparare la mostata, un dolce tipico di quelle zone.
Alla vista di quei doni la maestra si commosse e ne approfittò subito per l'ultima lezione ai suoi amati allievi.
Prese un grosso vaso di vetro, lo riempì di noci, chiese poi agli alunni se il vaso fosse pieno e questi risposero che sì, era pieno. L’insegnante allora prese le nocciole e le mandorle e le versò nel vaso; lo scosse leggermente finchè si posizionarono negli spazi vuoti, tra le noci. Chiese di nuovo agli studenti se il vaso fosse pieno e questi convenirono che lo era. Prese infine la cenere e la versò nel vaso e chiaramente andò a riempire ogni spazio vuoto, e tutti a dire che adesso il vaso era pieno per davvero. Per finire la maestra apri la bottiglia e lasciò cadere all'interno del vaso un po' di mosto. I ragazzi risero.
"Ora, disse l’insegnante non appena la risata si fu placata, voglio che consideriate questo vaso come la vostra vita.
Le noci sono le cose importanti: la salute, i figli, gli amici, le vostre passioni, le cose per cui, se anche tutto il resto andasse perduto e solo queste rimanessero, la vostra vita continuerebbe ad essere piena.
Le nocciole e le mandorle sono le altre cose che hanno importanza, come il lavoro, la casa, la macchina.
La cenere rappresenta tutto il resto, le piccole cose, le cose futili.
Se voi riempite il vaso di cenere, non ci sarà più spazio nè per le noci nè per nocciole e mandorle.
Lo stesso vale per la vita: se spendete tutto il vostro tempo e le vostre energie dietro le piccole cose, non avrete mai tempo e spazio per le cose che sono per voi importanti.
Prestate attenzione alle cose che sono indispensabili per la vostra felicità: giocate con i vostri figli, godetevi i genitori fin che ci sono, state più tempo possibile con il vostro compagno/a; dedicatevi a ciò che amate e alle passioni, tanto ci sarà tempo per fare altro.
Prendetevi cura prima di tutto delle cose che contano davvero.
Il resto è solo cenere."
Uno degli alunni alzò la mano e chiese cosa rappresentasse il mosto.
L’insegnante sorrise e disse:"Sono felice che tu me lo abbia chiesto. Volevo solo farvi capire che, per quanto piena possa essere la vostra vita, ci sarà sempre spazio per un buon bicchiere da bere in compagnia." ©

 
 
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