Minimo comune multiplo: Gianni Minà - le parole della notte

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Minimo comune multiplo: Gianni Minà

Note

5 giugno 2016
Ieri abbiamo celebrato un grande personaggio, uno dei più significativi uomini del XX° secolo, capace di utilizzare la sua popolarità planetaria per portare avanti concretamente i diritti civili degli uomini di colore.
Irriverente, insofferente, indisponente, antipatico quanto volete, era in grado di compiere gesta eclatanti che a nessun altro umano, forse, sarebbe riuscito di fare.
Quando capì di essere una pedina nelle mani di gente senza scrupoli che lo utilizzava per trarne guadagni enormi e molto spesso illeciti, si ribellò al potere, gettò nel fiume la medaglia d'oro vinta a Roma nel 1960 e si schierò dalla parte delle "pantere nere" (ci ricordiamo tutti di Tommie Smith e John Carlos che, alle Olimpiadi del 1968 a Città del Messico, salirono sul podio dei 200 metri con i pugni alzati, i guanti neri, simbolo del black power, i piedi scalzi in segno di povertà, immortalati in una delle immagini più emblematiche del novecento).
Si convertì alla religione musulmana e  rifiutò di andare in guerra in Vietnam (“non ho niente contro i Vietcong, loro non mi hanno mai chiamato negro”).
Se oggi un uomo di colore siede a capo della nazione più potente del mondo, lo si deve sicuramente a gente come Martin Luther King e Malcolm X, ma anche a lui:
Muhammad Ali nato Cassius Marcellus Clay Jr.

E qui entra in gioco Gianni Minà, nel ruolo di "minimo comune multiplo"

Gianni Minà è stato un grande amico di Muhammad Ali, ed è stato anche un grande amico di un altro "grande": l'indimenticato e indimenticabile Massimo Troisi, anche lui morto il 4 giugno (di 22 anni fa, 1994)
Io già la vedo la faccia di Massimo che appare in sogno a Minà,  e con quel suo modo da "io ti sto avvisando, poi... fai tu" gli dice di mettere in guardia Fidel Castro, Benigni, Gorbačëv, Maradona e altri suoi amici di stare attenti ogni 4 giugno perché... non si sa mai.
Ci manca molto, Massimo Troisi, e chissà non sia stato scelto proprio lui a capo del comitato dei festeggiamenti per l'arrivo in paradiso di Cassiùs (Massimo lo chiamerebbe così, con l'accento sulla u).
Finirebbero col parlare di Minà, dell'agenda telefonica di Minà, tanto invidiata da  Troisi ("L'agendina telefonica che c'ha Gianni Minà è una cosa da invidiarlo. La apri, ecco Cassius Clay. E quello mica sbatt 'o telefono: gli risponde! in teleselezione per ore. (...) Lui alla F c'ha Fidel, senza Castro solo co' 'o prefisso. E Pino Daniele (...) ha detto: Gianni, chiama a Massimo! Lui ha preso l'agenda, ta ta ta, alla T Fratelli Taviani, Little Tony, Toquinho e Troisi!")

Continuerebbero a parlare di Frazier, di Obama, di Cuba, di diritti umani,  di Napoli, di quella notte a Kinshasa, di Foreman, (“Ali bomaye”)  e magari, alla fine, converrebbero entrambi che un po' di cautela, ogni 4 giugno, non farebbe male neanche a Gianni Minà.

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